In carcere è strage di Stato, l’atto di accusa dei garanti su Nordio: “Non si tratta di numeri ma di persone”

L'appello per le carceri
Nordio dimentica che non si tratta solo di numeri, ma di persone e che ogni morte in (e di) carcere è un fallimento dello Stato, rappresentando la cifra di una politica pubblica (penitenziaria) che non sta funzionando

Il Coordinamento della Conferenza nazionale dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale esprime il più profondo sconcerto per le esternazioni del Ministro Nordio, il quale, nel commentare i dati sui decessi in carcere resi noti dal Garante Nazionale (48 suicidi, 30 morti per cause “ancora da determinare”, 69 per cause naturali e uno per un incidente), ha negato l’esistenza di un allarme sociale, in quanto i numeri sarebbero “sotto il livello ereditato dal precedente governo nel 2022”.
Le parole del Ministro Nordio sono state poi riprese nella replica del Garante nazionale che ha specificato che “questa riduzione può rappresentare un possibile miglioramento delle condizioni detentive o dell’efficacia delle misure di prevenzione adottate”. Parole, queste, che sono di una gravità inaudita, specie per chi, avendo ben in mente quanto scritto all’art. 27 della Costituzione italiana, entra quotidianamente in carcere e constata le gravi carenze del sistema (dalla fatiscenza delle strutture alla carenza del personale; dall’inadeguatezza delle prestazioni sanitarie all’impossibilità di realizzare con continuità progetti educativi) e il preoccupante e crescente livello di sovraffollamento. Parole, queste, che appaiono ancor più gravi per chi, come noi, Garanti territoriali, è testimoni di storie di sofferenza umana, di solitudine e di abbandono, a cui il Ministro Nordio, con il suo commento, sembra non dare importanza, dimenticando, cinicamente, che non si tratta solo di numeri, ma di persone e che, per ciò solo, ogni morte in (e di) carcere è un fallimento dello Stato, rappresentando la cifra di una politica pubblica (penitenziaria) che non sta funzionando.
È evidente che, se si registrasse annualmente un numero così elevato di suicidi in qualsiasi altro luogo pubblico di custodia (che sia una scuola, un ospedale o un ricovero per persone anziane) l’atteggiamento di chi ricopre un ruolo Istituzionale sarebbe ben diverso. Anche volendo prescindere da ciò, la Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale ricorda che lo stesso Presidente della Repubblica ha usato toni allarmanti nel descrivere le condizioni di vita nelle carceri italiane e, in occasione dell’incontro con il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, unitamente ad una rappresentanza della Polizia penitenziaria, avvenuto il 30 giugno scorso, con parole molto dure, ha affermato che: “È drammatico il numero di suicidi nelle carceri, che da troppo tempo non dà segni di arresto. Si tratta di una vera e propria emergenza sociale, sulla quale occorre interrogarsi per porvi fine immediatamente”.
Parole queste che non stanno ancora avendo alcun seguito né sembrano tradursi in interventi concreti che sappiano garantire, nell’immediato, condizioni di vita dignitosa alle persone detenute, come da tempo i Garanti territoriali chiedono e continueranno a chiedere. Ma soprattutto, sono parole che smentiscono appieno le parole del Ministro Nordio e rendono evidente l’inerzia di questo Governo nel rapportarsi a ciò che rappresenta una vera e propria strage di Stato. Tutto ciò, francamente, è inaccettabile.
Il Coordinamento della Conferenza Nazionale dei Garanti Territoriali: Samuele Ciambriello, Portavoce della Conferenza, Garante della Campania Francesco Maisto, Garante di Milano Valentina Calderone, Garante di Roma Giuseppe Fanfani, Garante della Toscana Valentina Farina, Garante della Provincia di Brindisi Veronica Valenti, Garante di Parma
l'Unità